Il velista sardo di fama internazionale, ha lasciato il porto di Cagliari diretto a La Coruña, in Spagna, città di partenza della Global Solo Challenge, giro del mondo in solitaria senza scali e senza assistenza
È arrivato il momento dei saluti per Andrea Mura, uno dei più grandi navigatori italiani: nella mattinata di sabato 14 ottobre con “Vento di Sardegna” ha lasciato il porto di Cagliari per fare rotta in Galizia dove, il 18 di novembre, inizierà la Global Solo Challenge, giro del mondo in solitaria, senza scali e senza assistenza.
A salutarlo il Presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, che ha ringraziato Andrea per il suo impegno come sportivo ma anche come promotore della terra sarda nel mondo.
È intervenuto anche l’Assessore all’inno- vazione tecnologica, ambiente e politiche del mare Alessandro Guarracino e tutte le autorità militari e civili, alla presenza di centinaia di amici e sostenitori.
Per l’occasione si è mobilitata la banda della Brigata Sassari, unità composta solo da sardi, che diventò leggenda nella Grande Guerra. Si sono successivamente esibiti il gruppo folk dell’Associazione Culturale Tradizioni Popolari Amistade di Ilbono e i suonatori di launeddas di Villaputzu. Non poteva mancare Don Franco Serrau, parroco di Villaputzu che ha dato la sua benedizione allo skipper e alla barca.
Per arrivare da Cagliari a La Coruña Andrea percorrerà 1.500 miglia di navigazione lambendo le coste di Algeria, Spagna e Marocco fino allo stretto di Gibilterra. Superate le mitiche Colonne d’Ercole, farà rotta a nord costeggiando il Portogallo fino a raggiungere la Galizia, nel nord della Spagna. Il tempo di percorrenza del tragitto è stimato in circa tre settimane, tempo che verrà utilizzato da Andrea Mura e Marco Argiolas, che ha curato tutta l’impiantistica della barca, per testare le performance di Vento di Sardegna, rimessa a nuovo nelle ultime settimane nel cantiere nautico di Porto Corallo.
Vento di Sardegna è un Open 50 realizzato su progetto di Felci Yacht Design nel 2000 e acquistato da Andrea Mura nel 2007 con il sogno di promuovere la Sardegna nel mondo. Dal 2008 questa icona sarda con il vessillo dei quattro Mori ha partecipato a regate d’altura nazionali ed internazionali, registrando una lunga sequenza di vittorie.
Per la Global Solo Challenge, Vento di Sardegna è stata dotata dei più sofisticati dispositivi tecnologici e preparata per essere totalmente green e autosufficiente durante i quattro mesi di navigazione: 14 pannelli solari custom montati sul ponte, un generatore eolico e celle a combustibile che utilizzano il metanolo proveniente dall’uva per produrre energia elettrica.
Andrea Mura ha una lunghissima carriera alle spalle e una passione per il mare che risale alla sua infanzia. Dopo vent’anni passati nelle derive tra classi olimpiche e non, nel 1989, a venticinque anni, entra nel team di Coppa America de Il Moro di Venezia vincendo due campionati del mondo – uno in Coppa, uno nella classe 50 piedi – e una Louis Vuitton Cup. Naviga al fianco di Paul Cayard in giro per il mondo come randista e aiuto tattico per oltre 2.000 ore. Nel 2010 ottiene una storica vittoria alla Route du Rhum, seguita da un secondo posto nel 2014. Nel 2012 Andrea vince la Twostar con un record tutt’ora imbattuto e la Quebec St. Malo, sempre con record. Nel 2013 e nel 2017 vince la OSTAR, qualificandosi primo italiano a vincere su monoscafo.
Nonostante abbia trascorso la propria vita in mare e ricevuto tanti riconoscimenti, per Andrea la Global Solo Challenge 2023-2024 rappresenta un’opportunità unica ed irripetibile per promuovere la Sardegna a livello internazionale. Da ormai quindici anni Vento di Sardegna, con l’iconica grafica dei quattro Mori, rappresenta il vettore per promuovere la sua meravigliosa terra nel mondo.
Sono 20 gli skipper, provenienti da 11 nazioni, iscritti alla Global Solo Challenge, regata che adotta un formato di partenze scaglionate in base alle caratteristiche di ciascuna barca: la barche più lente partono prima seguite in successione da quelle più veloci.
Per Mura la regata comincerà il 18 novembre, data in cui salperà dal porto di La Coruña. Da quel momento l’unico obiettivo sarà raggiungere le diciassette barche partite prima di lui e tagliare per primo il traguardo.
Il percorso è una circumnavigazione di 26.000 miglia nautiche intorno al mon- do con rotta verso est che passa per i tre grandi capi: Capo di Buona Speranza, Capo Leeuwin e Capo Horn.
Al di sotto del quarantesimo parallelo, a sud dell’Equatore, l’aria fredda dell’Antartide si scontra con le correnti calde degli oceani creando una serie di intense depressioni. In queste zone il vento soffia talmente forte da diventare un ruggito costante ed assordante e più si scende più aumenta di intensità. Al largo del Capo di Buona Speranza, che segna il passaggio dall’Oceano Atlantico all’Oceano Indiano entrando nel Grande Sud, si naviga per migliaia di chilometri nei Quaranta Ruggenti. Con l’aumentare della latitudine sud aumenta l’intensità delle perturbazioni e, con esse, il rumore del vento che diventa sempre più acuto ed insopportabile. Al di sotto del cinquantesimo parallelo i forti venti provenienti da ovest, che si creano non incontrando ostacoli come terre emerse per tutta la circonferenza del globo, i migliaia e migliaia di chilometri, aumentano molto la loro intensità. Cape Leuwin, la punta più a Sud dell’Australia, segna il passaggio nell’Oceano Pacifico. Poi si scende ancora più a Sud navi- gando per oltre dieci mila chilometri nei Cinquanta Urlanti in una zona di solitudine sconfinata, un vento assordante e onde alte come alberi. E qui, nel sud dell’Oceano Pacifico, tra Australia, Sud America e Antartide, esiste un luogo tanto misterioso quanto inaccessibile: Point Nemo. Un punto in mezzo al mare che deve il suo nome al celebre protagonista del romanzo di Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari, ed è, in assoluto, il punto dell’Oceano più lontano da qualsiasi terra emersa. Point Nemo è uno dei luoghi più difficili da raggiungere sulla Terra, non a caso è definito come il polo oceanico dell’inaccessibilità. Si trova esattamente a 2688 chilometri dalle coste più vicine. Da qui, in qualunque direzione si decida di andare, ci vorranno giorni e giorni prima di raggiugere la terraferma e qualsiasi forma di vita umana.
Infine, dopo questa navigazione estrema, c’è Capo Horn. Una leggenda per tutti i marinai di qualsiasi epoca. È la punta più a Sud della Terra del Fuoco, a Sud della Patagonia, un posto estremo, isolato, che passa tra i Quaranta Rug- genti e i Cinquanta Urlanti in un tratto di mare tra i più difficili al mondo. Doppiarlo significa passare dall’Oceano Pacifico all’Oceano Atlantico. Capo Horn è una sorta di “Monte Everest” della vela, l’impresa più dura e pericolosa che offre per la maggior parte dei giorni burrasca con oltre 40 Nodi di vento.
Un viaggio planetario e anche un viaggio climatico: lungo l’Atlantico in autunno, attraverso gli oceani Indiano e Pacifico in piena estate australe per poi risalire nuovamente l’Atlantico durante l’inverno attraversando due volte l’equatore. I partecipanti dovranno lasciare la Regione Antartica e tutti i ghiacciai noti prima di far rotta verso il traguardo. Il porto di partenza e di arrivo è la Marina Coruña a La Coruña in Galizia.
Per Andrea saranno 120 giorni in mare, di cui circa 60 circumnavigando l’Antartide, quattro mesi da solo in mezzo agli oceani passando in aree dove la temperatura dell’acqua o dell’aria può scendere sotto i 5°C e dove le barche devono essere completamente auto sufficienti per lunghi periodi di tempo, in grado di affrontare forti burrasche e preparate per gestire anche emergenze serie senza aspettativa di alcuna assistenza esterna. Un viaggio al di là dei mari e nel profondo di se stessi. Il contesto perfetto per lui che ha dedicato una vita al mare e alla vela a caccia di burrasche per andare più veloce.
Buon Vento di Sardegna!
Press Office Alessia La Rovere