Quattordici sono gli skipper partiti fino ad oggi tra il 26 Agosto e il 28 Ottobre, altri due salperanno questo weekend (18 Novembre). Di tutti coloro che sono partiti un pensiero va a Juan Merediz, che ha dovuto ritirarsi, ma il cui spirito di lotta continua a ispirare tutti noi.

Dafydd Hughes e Philippe Delamare navigano già nell’Oceano Indiano avendo doppiato il primo dei tre grandi capi, Capo di Buona Speranza. Louis Robein e Edouard de Keyser sono nell’Atlantico del Sud e stanno affrontando venti leggeri nella fase di transizione fra gli alisei di Sud Est e le perturbazioni del grande Sud.

Al momento della stesura di questo articolo, dei tredici navigatori in mare, 10 avevano già passato l’equatore, ultimo dei quali Riccardo Tosetto su Obportus mentre Francois Gouin su Kawan 3 Unicancer e David Linger su Koloa Maoli erano prossimi al farlo. Alessandro Tosetti, ritardato da una sosta forzata per problemi al pilota automatico, ora risolti, naviga fra le Canarie e le Isole di Capo Verde.

Molti skipper questa settimana hanno dovuto affrontare il delicato e spesso faticoso passaggio della zona delle calme equatoriali. Fortunatamente dopo questa sfida nella sfida ciascun skipper ha poi potuto rilasciare la parte della tensione accumulata celebrando il passaggio dell’equatore, un importante traguardo psicologico di questa lunghissima sfida.

Le calme equatoriali si formano nella Zona di Convergenza Intertropicale (ZCIT), un luogo che sa testare la pazienza e determinazione di ogni marinaio e dove il termine “instabilità” assume un significato tutto nuovo. In francese questa zona assume un nome dall’etimologia incerta: “pot au noir”. Il nero a cui si fa riferimento potrebbe essere semplicemente quello delle cupe nuvole che portano pioggia, scarsa visibilità, colpi inprovvisi di vento seguiti spesso dalla calma piatta, e sarebbe di origine portoghese.

La parola inglese per descrivere la stessa zona è “Doldrums” il cui significato etimologico richiama la malinconia, il caos e la depressione ed è oggi spesso usato per descrivere un periodo di incertezza e difficoltà, tanto che dopo la crisi finanziaria del 2008 il presidente della Fed Ben Bernanke parlò di un lungo periodo di navigazione nei doldrums prima di poter uscire da quel difficile momento per l’economia mondiale.

Ma cosa significa in pratica per gli skipper? Ronnie Simpson a bordo dell’Open 50’ Shipyard Brewing domenica 12 novembre raccontava: “Gli ultimi due giorni sono stati molto difficili e frustranti. Il vento era imprevedibile, aumentava e diminuiva d’intensità costantemente. Spesso, ho dovuto navigare con un angolo sfavorevole al VMG ma non c’era altra scelta. Invece, dopo uno ‘squall’, a volte mi trovavo fermo, senza vento. È stato un periodo di lavoro duro e di navigazione davvero impegnativa, dove ho dovuto continuamente regolare le vele. Metti e togli le mani di terzaroli. Chiudi il genoa e apri la staysail… spero di incontrare presto gli alisei del sud est.” È una sfida che mette alla prova non solo le capacità nautiche ma anche la resilienza mentale di questi avventurieri solitari.

Nei video gli skipper americani Ronnie Simpson e Cole Brauer parlavano spesso in questi giorni di questi fenomeni come “squalls”, il francese Francois Gouin li definisce “grain” o “orages” e per gli italiani sono i “groppi”. Per i navigatori solitari questa situazione diventa particolarmente stressante e sfidante per l’imprevedibilità della meteorologia. Quindi è difficile mantenere i cicli di sonno e veglia regolari e, a lungo andare, è logorante.

François Gouin, con vento in calo alle porte del pot-au noir ha scritto “per i prossimi due o tre giorni sarà un’incognita… Spero che i temporali non siano troppo violenti, perchè non mi piacciono affatto! Sono concentrato e completamente immerso nella mia Global Solo Challenge. Nella mia mente sono partito per diversi mesi di navigazione ed è molto rilassante. La barca e lo skipper stanno molto bene. Sto facendo particolarmente attenzione a preservare l’attrezzatura in questa fase iniziale della gara perché la “lunga rotta” è lunga!

I nostri skipper sanno di dover mantenere la calma e pazientemente guadagnare miglia verso sud certi di trovare nuovi venti stabili al di là della ZCIT. Una curiosità: per i primi esploratori e navigatori questa certezza non era ancora consolidata, e il nome di questo luogo dell’Atlantico potrebbe nascondere una etimologia molto più tragica: il “pot au noir” o “pozzo dei neri” sarebbe in riferimento a quegli schiavi dalla pelle scura che le navi dei negrieri trafficavano o imbarcavano per i lavori pesanti. Le navi che si trovavano nel “pot au noir” rimanevano spesso bloccate nelle calme equatoriali e per ridurre il consumo di acqua potabile e cibo a bordo non esitavano a sacrificare gettando a mare gli schiavi, specie quelli malati di scorbuto.

Superati doldrums, che si trovano fra i 3 e gli 8 gradi nord in questa stagione, gli skipper della GSC trovano l’aliseo di sud est che li spinge rapidamente verso un primo importante traguardo della loro navigazione: il passaggio dell’equatore. Solitamente dopo le tribolazioni dei giorni precedenti l’occasione è gioiosa e di festa.

Ari Känsäkoski su ZEROchallenge ha festeggiato il suo primo passaggio dell’equatore con un brindisi al leggendario Re Nettuno, mentre Pavlin Nadvorni a bordo di Espresso Martini ha celebrato il suo compleanno con un passaggio dell’equatore che rimarrà impresso nella sua memoria per sempre.

William McBrien, a bordo della sua imbarcazione Phoenix e parte del trio di concorrenti partiti il 21 ottobre ha espresso nel suo blog la sua soddisfazione per la settimana trascorsa, notando che la barca è in buone condizioni e che lui è di buon umore, si è dovuto concentrare per il passaggio dei doldrums che però ha trovato meno problematici del previsto, ritenendo di aver scelto un buon percorso per attraversarli prima di celebrare il passaggio dell’equatore di lì a poco.

Cole Brauer, che ha rapidamente preso la testa del gruppo partito il 29 ottobre, ha celebrato il suo primo passaggio dell’equatore poco dopo William e si è divertita ad eseguire e documentare tutti gli antichi rituali in onore di Re Nettuno, come mostrato in un video, offrendo rum con un pizzico di pepe all’oceano, tagliando una ciocca di capelli, bevendo uno Spritz Aperol e versandone una parte in mare, e strofinandosi il viso con un pesce volante.

La GSC non è solo una regata; è una celebrazione della forza, della determinazione e dell’avventura. E mentre aspettiamo con ansia ulteriori aggiornamenti, un pensiero va a Juan Merediz, che ha dovuto ritirarsi, ma il cui spirito di lotta continua a ispirare tutti noi.

In attesa di nuove emozioni, gli occhi sono puntati su Andrea Mura e il suo Vento di Sardegna, in partenza da A Coruña sabato 28 novembre. Si spera che Kevin Le Poivedin sul suo Roaring Forty abbia risolto gli ultimi problemi che lo hanno ritardato e che anche lui possa essere sulla linea di partenza.

Questo capitolo della GSC si chiude, ma il prossimo promette di essere ancora più entusiasmante, un’avventura che continua a scaldare il cuore dei fan della vela in tutto il mondo.

 

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