Carloforte, 28 luglio
Andrea Mura, velista sardo di fama internazionale è da poco rientrato a Cagliari dopo aver partecipato alla Global Solo Challenge che lo ha incoronato 5° italiano della storia ad avere doppiato Capo Horn. Un giro del mondo in solitaria senza sosta e senza assistenza durato 120 giorni. Questa è solo l’ultima delle imprese che Andrea ha compiuto con successo in una carriera costellata di grandi regate e grandi risultati.
Un palmares eccezionale ma soprattutto tanta esperienza e tante miglia navigate che lo hanno portato in cima alla lista dei maggiori esperti da interpellare sul recente fatto di cronaca dell’affondamento del Bayesian, lo yacht di lusso che si è imbattuto lo scorso 20 agosto in una tromba d’aria al largo di Palermo, dove hanno perso la vita sette persone e dove il comandante James Cutfield è indagato per naufragio e omicidio plurimo colposo.
Mura, intervistato dal Sunday Time, da La Repubblica e dal TG1, afferma che “il Bayesian era una barca eccezionale progettata e costruita con altissime tecnologie per navigare intorno al mondo, difficile spiegare l’accaduto. Probabilmente l’ancora ha arato, la barca si è traversata esponendo il fianco al vento sdraiandosi in acqua a causa delle violente raffiche. Ad aggravare la situazione è stata la deriva alzata che non ha potuto contrastare la forza del vento su tutto il rig (albero, sartiame, stralli, crocette, etc) che ha fatto da vela.”
Ma le domande ancora aperte sono molte.
“Perché in una notte di maltempo in cui si vedono forti lampi all’orizzonte nella calma di vento ancora quattro ore prima dell’affondamento, non è stato chiamato l’ufficio meteo per avere rassicurazioni che la zona in cui ci si trova sia sicura? Quando c’è tempo cattivo è buona regola non stare sotto costa dove è più facile che le cellule temporalesche si trasformino velocemente in brutte burrasche e piuttosto prendere il largo allontanandosi il più possibile dalle zone critiche che oggi vengono ben segnalate dagli strumenti di navigazione professionali. Altro tema da indagare sarebbe la tenuta dell’ancora per capire se la catena fosse stata buttata tutta per una maggiore tenuta e se i motori fossero accesi per aiutare l’ancora a mantenere la prua al vento fondamentale per scongiurare il ribaltamento.”
Queste riflessioni, a cui chiaramente la giustizia è chiamata a indagare, arrivano insieme a una considerazione più ampia di Andrea Mura.
“Il surriscaldamento globale, e conseguentemente quello dei mari, agevola il formarsi di fenomeni atmosferici violenti sempre più frequenti. Il Mediterraneo oggi è una grande pentola in ebollizione, circondata da terre con correnti d’aria fredde che scendono da nord e altre calde che salgono da sud. Si scontrano nel mezzo, e la violenza di tempeste e tornado non permette più distrazioni”.
Per Andrea Mura, che si prepara per nuove importanti sfide, il rispetto per il mare significa anche rispetto per la sua forza e per le regole che impone, perché in mare tutto può cambiare rapidamente, anche per i navigatori più esperti.