Può un virus mettere in ginocchio la società, l’economia, la cultura, la salute di un paese? Può, se non abbiamo… studiato la storia dell’Italia degli ultimi 15 anni, come ci insegna questo libro “politicamente scorretto” che analizza l’attualità sotto una luce diversa, fuori dagli schemi, partendo dal 2005 per arrivare a un oggi che non ci saremmo mai immaginati. Da una giornalista grande esperta di comunicazione un prezioso saggio per districarsi nel caos dell’informazione e mantenere la propria libertà di pensiero.
Il ventunesimo libro di Diana Lanciotti, giornalista, scrittrice ed esperta di comunicazione, si dimostra sempre più attuale e anticipatore dei tempi che stiamo vivendo. Antivirus. Emergere dall’emergenza raccoglie infatti una serie di articoli sui temi di attualità, a partire dall’emergenza coronavirus, all’immigrazione, alla politica, alla società, in cui l’autrice analizza gli eventi degli ultimi 15 anni dimostrandoci che tutto era già scritto (o prevedibile) e facendoci capire perché siamo arrivati a questo punto e che cosa possiamo fare per liberarci dalle gabbie del Pensiero Unico Dominante.
«La paura per il protrarsi di questa “pandemia”, di cui non sono ancora chiari origini, meccanismi e sviluppi», spiega Diana, «e il disorientamento dovuto a un’informazione contraddittoria, ansiogena, preoccupata di calcare sempre più la mano sui problemi invece che sulle soluzioni, creano divisione tra i cittadini che, anziché unirsi per fronteggiare solidalmente la situazione, vengono artatamente messi in contrapposizione per favorire le grandi manovre del potere politico e finanziario. Ma… non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Basta leggere o rileggere i miei scritti di dieci o anche quindici anni fa: è come se fosse tutto già scritto e gli eventi che ci stanno coinvolgendo rientrassero in un disegno che ci vede pedine più che protagonisti. Purtroppo chi denuncia questa situazione si sente dare del complottista e del negazionista o comunque appiccicare una delle tante etichette che si appioppano a chi non si uniforma al cosiddetto mainstream. Che io preferisco chiamare Pensiero Unico Dominante. Non amo né accetto le etichette e le schematizzazioni, ma cerco di mantenere una posizione neutrale, super partes, e di informarmi, approfondire, non fermarmi alla superficie, evitare pregiudizi. Il mio mestiere mi porta a guardare dietro la facciata delle cose, soprattutto se è una facciata particolarmente elaborata, sovraccarica, ridondante di particolari. Come è la “narrazione” che si fa di questa pandemia, così infarcita di informazioni, spesso contrastanti l’una con l’altra, da sembrare costruita a tavolino da un abile sceneggiatore. Rendercene conto può aiutarci a riprenderci in mano il nostro destino e non lasciarlo nelle mani di chi pensa di guidare le nazioni con l’inganno, il sopruso, secondo le leggi della Grande Finanza e non dello Stato sovrano. Ognuno di noi può incidere sul destino nostro e della nostra nazione: non possiamo tirarci indietro affidando sempre agli altri il nostro futuro.»
Con questo libro, ricco di riflessioni sull’attualità, la politica, la società, ma anche i nostri rapporti con gli animali, Diana Lanciotti si conferma uno spirito libero capace di analizzare la realtà con un approccio nuovo, insolito, intrigante, mantenendo la sua indipendenza intellettuale e stimolando nel lettore riflessioni fuori da quegli schemi imposti da chi ci vorrebbe tutti “monopensanti.”
Il libro è diviso in sezioni: l’emergenza coronavirus, l’emergenza immigrazione, politica, attualità, cronaca e spettacolo; e infine i grandi amori di Diana Lanciotti, a cui sono dedicate due sezioni separate: la Sardegna e gli animali.
Un libro indispensabile per tenere allenata la mente e rileggere con un punto di vista innovativo quindici anni della nostra vita e il periodo che stiamo vivendo. Una sorta di… ricettario di esercizi mentali per mantenere attivi il cervello e lo spirito critico.
Il ricavato (compresi i diritti d’autore) è come sempre devoluto al Fondo Amici di Paco, l’associazione nazionale per la tutela degli animali fondata dalla stessa Lanciotti quasi 24 anni fa, facendone una delle associazioni più attive e apprezzate.
Antivirus. Emergere dall’emergenza è acquistabile nelle librerie (anche online) e sul sito www.amicidipaco.it a questo link (per info e acquisti: Paco Editore tel. 030 9900732, paco@amicidipaco.it).
ANTIVIRUS – Emergere dall’emergenza – Diana Lanciotti (Paco Editore)
Prezzo: 18 euro – 480 pagine
Diana Lanciotti, pubblicitaria, giornalista e fondatrice del Fondo Amici di Paco, è nota per i suoi libri sugli animali. Per chi ama i gatti: C’è sempre un gatto-Dodici (g)atti unici con finale a sorpresa e La gatta che venne dal bosco, storia piena di ironia, emozione e magia. Gli amanti dei cani la conoscono per la quadrilogia di Paco: Paco, il Re della strada, Paco. Diario di un cane felice, In viaggio con Paco e Paco, il simpatico ragazzo, bestseller che hanno per protagonista Paco, il trovatello testimonial del Fondo Amici di Paco. Grazie ai libri fotografici I miei
musi ispiratori, Occhi sbarrati e Mostri canini si è fatta apprezzare anche come fotografa. In Mamma storna ha narrato la storia vera di un piccolo storno caduto dal nido. Boris, professione angelo custode è stato definito “la più toccante testimonianza d’amore per i cani”. Unendo i temi a lei cari, amore, mare, animali, ha scritto Black Swan-Cuori nella tempesta, White Shark-Il senso del mare, Red Devil-Rotte di collisione e Silver Moon-Lo stregone del mare, romanzi d’amore e di mare con i quali ha inaugurato il filone del “romanticismo d’azione”. Con La vendetta dei broccoli, “giallo vegetariano” di grande successo, ha aperto un importante dibattito sulle scelte alimentari. L’esperta dei cani, I cani non hanno colpe e Ogni gatto è un’isola sono dedicati al tema della comprensione dei nostri animali, al quale si dedica dal 2008 nella rubrica “Parliamone insieme” sulla rivista Amici di Paco. In Cara Diana ti scrivo ha raccolto 22 anni di corrispondenza con gli “amici di Paco” ma non solo. Titolare dell’agenzia Errico & Lanciotti, che firma gratuitamente tutta la comunicazione del Fondo Amici di Paco, è direttore responsabile della rivista Amici di Paco e direttore editoriale di Paco Editore. Vive in Sardegna e sul lago di Garda con il marito, tre gatti e tre cani. Il suo sito è www.dianalanciotti.it.
Due parole sul Fondo Amici di Paco
Il Fondo Amici di Paco, fondato nel 1997 da Diana Lanciotti con il marito Gianni Errico in seguito all’adozione di Paco al canile, è una delle associazioni no-profit più attive a livello nazionale, sia sotto l’aspetto degli aiuti concreti ai rifugi che quello della sensibilizzazione. Sin dalla nascita, ha portato all’attenzione di istituzioni, media e cittadini le problematiche dei cani e dei gatti abbandonati rendendo noto il fenomeno del randagismo, un tempo ignorato.
Grazie a numerose campagne di sensibilizzazione (come quella di Natale: “Non siamo giocattoli, non regalarci a Natale”, o quella estiva: “Non abbandonare il tuo cane. Lui non ti abbandonerebbe mai”, o quella di Pasqua “Buona Pasqua anche a loro”, tutte realizzate gratuitamente dall’agenzia Errico & Lanciotti), ha saputo aprire la strada a una nuova coscienza nei riguardi degli animali e favorito la nascita di molte altre associazioni impegnate a difenderli, tanto che occuparsi dei diritti e del benessere degli animali è diventato un impegno diffuso e riconosciuto da tanti. In nome e nel ricordo di Paco, scomparso nel 2006, il Fondo Amici di Paco prosegue le sue attività sia nella direzione della sensibilizzazione che degli aiuti concreti ai rifugi che accolgono i cani e i gatti abbandonati. Non avendo spese di gestione (di cui si fanno carico i due fondatori), l’associazione può devolvere l’intero ricavato delle somme raccolte grazie alla generosità dei suoi sostenitori che da tutta Italia appoggiano le iniziative a favore degli animali più bisognosi.
Per informazioni, acquisti e donazioni
Fondo Amici di Paco tel. 030 9900732, paco@amicidipaco.it, www.amicidipaco.it
Per devolvere il 5×1000 al Fondo Amici di Paco per aiutare tanti animali in difficoltà il codice fiscale da indicare è: 01941540989
Simona Rocchi
ufficio stampa Paco Editore
simona@amicidipaco.it – tel. 030 9900732
INTERVISTA ALL’AUTRICE
Antivirus. Emergere dall’emergenza
Intervista a Diana Lanciotti all’uscita del suo ventunesimo libro. Spunti e riflessioni sull’attualità, la politica, la società, ripercorrendo la storia dell’Italia dal 2005 a oggi. Uno spaccato della nostra vita degli ultimi 15 anni letto e riletto da un punto di vista non convenzionale per combattere il virus della rassegnazione e dell’omologazione e uscire dalle gabbie del Pensiero Unico Dominante.
In un mondo abituato a catalogare e racchiudere fatti e persone in piccoli schemi, Diana Lanciotti sfugge a qualunque classificazione. È il classico spirito libero abituato ad analizzare la realtà con un approccio nuovo, insolito, intrigante. Molti la conoscono come giornalista e scrittrice di libri legati al mondo animale (23 anni fa ha fondato il Fondo Amici di Paco, una delle associazioni no profit più attive sia nella sensibilizzazione che negli aiuti concreti agli animali abbandonati e maltrattati). Ma forse non tutti sanno che Diana è animata da una forte passione politica che l’ha vista in gioventù impegnata in prima persona e che negli anni ha sempre mantenuto viva attraverso il sito www.dianalanciotti.it, dove pubblica le sue riflessioni su tematiche sociopolitiche.
Alcuni suoi articoli legati all’emergenza coronavirus pubblicati su un quotidiano nazionale riflettono il sentire di una gran parte dei cittadini, che le hanno chiesto di farsi portavoce delle loro istanze.
Con Antivirus. Emergere dall’emergenza (Paco Editore), Diana ha raccolto decine di scritti sull’attualità non limitandosi all’analisi del presente, ma ripercorrendo la storia d’Italia dal 2005 a oggi. Una sorta di… ricettario di esercizi mentali per mantenere attivi il cervello e lo spirito critico.
In questo libro, ricco di riflessioni sull’attualità, la politica, la società, Diana ci dà un esempio della sua indipendenza intellettuale e della sua capacità di mantenere una visione chiara anche davanti alle pressioni di un’informazione spesso parziale e di una propaganda di regime che ci vorrebbe tutti “monopensanti.” Con un punto di vista assolutamente indipendente, aiuta i lettori a mantenere e coltivare lo spirito critico per difendere la propria libertà di pensiero e di espressione. Antivirus, dove come vedremo il virus non è quello che si impossessa dei nostri corpi ma piuttosto delle nostre menti, si dimostra un valido strumento per tenere allenata la mente e rileggere con un punto di vista innovativo quindici anni della nostra vita.
Ne parliamo direttamente con l’autrice.
Diana, dopo venti libri dedicati prevalentemente agli animali hai cambiato direzione, come hanno potuto apprezzare i lettori de La Verità che hanno letto i tuoi articoli “Facciamo polemiche1/2/3/4”. Sono loro che ti hanno suggerito l’idea di questo libro?
«Sì. Ho ricevuto tante email e telefonate di persone che volevano condividere le mie riflessioni e mi hanno chiesto di riunirle in un libro. L’idea del libro è nata proprio per ritrovarsi tutti insieme a condividere idee e progetti. Per uscire, anzi “emergere” dall’emergenza.»
Questo libro è la conferma di una forte passione politica.
«Ho sempre sentito il bisogno di dedicarmi a una “causa”. Il Fondo Amici di Paco ha assorbito buona parte della mia passione politica che mi ha vista impegnata in gioventù, e della mia voglia di fare qualcosa per migliorare un pezzettino di mondo. Ma ciò non significa non interessarsi a tutto il resto. Amo immensamente l’Italia, che considero il paese più bello del mondo. E, checché se ne dica e ci si diverta a rappresentarlo come un popolo da operetta, credo che il popolo italiano sia straordinario e abbia insite delle capacità che altri non hanno. Purtroppo abbiamo la sfortuna di essere da tempo rappresentati da politici che non ci rappresentano, totalmente scollati dalla cosiddetta società civile, che vivono in un mondo tutto loro, lontano dalle problematiche reali che i cittadini devono affrontare. Siamo in tanti con la voglia di fare, di far tornare la nostra nazione agli “antichi fasti”: cioè a quella centralità, quella dignità, quella credibilità di cui godeva un tempo. La tragedia del coronavirus ha fatto emergere il peggio che c’è nella classe politica (tutta) e il meglio che c’è negli Italiani. Che si meritano molto di più.»
Piace la passione con la quale dici anche le verità più pesanti con una chiarezza e un coraggio che di rado si trovano nel mondo dell’informazione, in buona parte schierato dalla parte del “potere”.
«Sono quelli che chiamo i “lustrascarpe del potere”. Giornalisti che osannano i “potenti” in modo imbarazzante, con una piaggeria che disonora la categoria. Leggere certi panegirici su chi governa richiama alla memoria i filmati dell’Istituto Luce, gli stessi che chi ora li scimmiotta chiama “la fabbrica del consenso”.»
Con questo libro analizzi l’attualità e il passato da un punto di vista assolutamente “fuori dal coro”, cercando di dare una scossa a chi si stava addormentando cullato dal mainstream.
«Quello che chiamo il PUD: il Pensiero Unico Dominante, che ci vorrebbe rendere tutti marionette monopensanti, sopprimendo la libertà di pensiero ed espressione.»
Parte da qui la voglia di riscossa?
«All’inizio della pandemia molti sono piombati nella rassegnazione, la porta aperta a qualunque malattia. È essa stessa malattia. Lo stato d’animo peggiore per affrontare il presente, ma soprattutto la grande sfida che ci attende per riportare l’Italia a essere quella nazione che tutti abbiamo nel nostro cuore, ma che è stata calpestata e svilita. Ho visto e sentito davvero tanta rassegnazione ma anche tanta omologazione, quasi una paura di pensarla diversamente dai diktat impartiti dalla comunicazione “ufficiale”, o meglio: di regime. Una scoperta che mi ha angosciata.»
Altri, invece che angosciarsi, ci sono andati a nozze…
«Purtroppo. Con la scusa della pandemia le libertà individuali e costituzionali sono state calpestate. Niente da dire se a farlo fosse stato un governo eletto, a cui i cittadini si sentissero tranquilli nell’affidare il proprio destino. Il fatto è che questi non ci rappresentano, e hanno decimato la popolazione a causa di scelte o non-scelte, di pregiudizi e odi politici. Ma ora la musica sta cambiando. C’è voglia di riscossa. Me ne accorgo dalle telefonate e dalle email che ricevo. Dalla rassegnazione si è passati alla voglia di riprendersi la propria vita e il proprio futuro.»
Una buona mano l’hai data tu.
«Non solo io. Tanti altri giornalisti, di quelli che si rifiutano di lustrare le scarpe al potere, e tanti “influencer” sui social hanno cercato di tener sveglie le menti e il senso critico dei lettori. Anche loro consci che il dissenso è un diritto ma anche un dovere civico. Piano piano le teste si sono rialzate. In tanti hanno capito che rivendicare la propria libertà, anche di esprimersi, non è da irresponsabili: è un atteggiamento costruttivo se si vuole trovare una soluzione e non solo subire scelte imposte da chi ci considera sudditi da comandare o pecore da tosare. “Non facciamo polemiche” era diventato un diktat, la frase d’apertura di ogni tentativo di esprimere un’opinione che si discosti di mezzo millimetro da quella dell’interlocutore o comunque del Pensiero Unico Dominante. Una trappola in cui è cascata persino l’opposizione, troppo preoccupata di non sembrare “polemica” da arrivare ad appiattire la dialettica e l’azione.»
Entrando nello specifico del libro: hai raccolto diversi articoli in cui ripercorri le tappe di quello che definisci un “disegno”.
«Ero partita con l’idea di farne un instant book, uno di quei libri che dopo pochi mesi però sono già vecchi e superati. Ma mi è venuta l’idea di ripescare alcuni articoli scritti in passato e ho così iniziato un cammino a ritroso nel tempo. Così mi sono accorta che c’è un filo conduttore più o meno visibile che collega ieri a oggi, in un continuum che lascia perplessi, e a volte inquieta. Come se… fosse già tutto scritto.»
Da quando sei partita?
«Dal 2005, e leggendo articoli scritti allora mi sono resa conto che tanti dei problemi di oggi sono figli di scelte, o non scelte, politiche ed economiche del passato. Come ad esempio i rapporti con la Cina, che già quindici anni fa tendeva gli artigli famelici verso l’Occidente. O come lo strapotere della finanza che aspira (e purtroppo ci riesce) a condizionare i destini di intere nazioni. O l’allarme pandemie, che ha praticamente accompagnato tutto il nostro cammino degli ultimi anni anche se poi, superata la paura, si tende a dimenticarsene. Tutto quanto è successo in passato sta risuccedendo, con un bel carico di problemi in più. Come dire: già quindici anni fa si capiva come sarebbe andata. Già allora la politica mostrava le sue crepe e la finanza guidava le sorti del mondo (e la politica stessa).»
Quindi confermi che c’è un filo conduttore che riporta a una trama?
«Come dicono i criminologi tre indizi fanno una prova. Indizi che dimostrano che tutto parte da lontano, in termini temporali e geografici, ce ne sono a iosa. Sembra un disegno che vuole impedirci di essere padroni della nostra nazione, delle nostre risorse, delle nostre imprese, della nostra libertà, della nostra salute. Dalla Via della Seta… all’Autostrada del Vaccino, il cerchio si sta chiudendo.»
Come hai spiegato bene nel tuo libro. Non temi di essere tacciata di “complottismo”?
«Le etichette, si sa, non si negano a nessuno. Quando la dialettica s’inceppa, quando gli argomenti scarseggiano, quando il pensiero libero fa paura, si ricorre al bollino di “complottista” e ci si rifiuta di analizzare le evidenze. Magari per concludere che sono coincidenze. La mia formazione professionale mi porta ad approfondire e non fermarmi sempre e solo alla versione ufficiale, che spesso è la più comoda.»
Potremmo dire che il tuo Antivirus racconta la storia dell’Italia degli ultimi 15 anni.
«Sì, alla fine ripercorre le tappe fondamentali della storia dell’Italia dal 2005. Una storia raccontata ovviamente dal mio punto di vista, che non è detto coincida con quello dei lettori. Perciò mi piacerebbe aprire un dialogo con ognuno di loro.»
Il titolo sembra fare il verso al libro di un noto virologo… O è un caso?
«Non farmi dire… Quando in questi giorni sento parlare di seconda ondata di coronavirus mi vien da pensare che, se succedesse, dovremmo sopportare anche una seconda ondata di quegli “scienziati” che hanno imperversato per mesi nei dibattiti televisivi. È uno dei motivi per cui mi auguro che il covid abbia deciso di estinguersi. In ogni caso il virus di cui parlo è quello della rassegnazione e dell’omologazione, contro cui propongo la ricetta del libero pensiero.»
L’idea della ricetta è molto calzante. Più che una ricetta di cucina, per restare in tema la definirei una ricetta… medica contro quello che chiami Pensiero Unico Dominante.
«Sì, se consideriamo ogni articolo come un esercizio mentale per tener allenati il cervello e il pensiero critico… Anche per sviluppare opinioni diverse dalle mie, ovviamente. L’importante è confrontarsi, approfondire, non fermarsi alla superficie.»
Il libro è diviso in sezioni. Vuoi ricordarle?
«Si parte con l’emergenza coronavirus, si passa all’emergenza immigrazione, che proprio negli ultimi giorni ha ripreso a farsi sentire; poi un mix di politica, attualità, cronaca e spettacolo; e infine i miei grandi amori, a cui ho dedicato due sezioni separate: la Sardegna, un mondo noto a tutti ma che pochi possono dire di conoscere veramente, e gli animali. Altro mondo vicino ma nello stesso tempo lontano dalla comprensione di tanti.»
Non potevi tralasciarli, gli animali: a loro hai dedicato tutto il tuo impegno.
«In effetti da 23 anni dedico gran parte della mia vita a loro grazie al Fondo Amici di Paco. Però in Antivirus non parlo delle iniziative dell’associazione (chi non le conosce le può scoprire sul mio sito www.dianalanciotti.it), ma commento fatti di cronaca o rifletto sul rapporto tra uomini e animali, secondo un approccio che stupirà chi ha una certa idea degli “animalisti”.»
Anche perché tu non ami essere definita animalista.
«Non amo le etichette in genere, le definizioni che fanno credere che se una persona fa una cosa non possa anche interessarsi di altro. Non esiste l’essere umano monotematico… né tantomeno deve esistere l’essere umano monopensante.»
In proposito, so che qualcuno recentemente ti ha rimproverata di fare politica invece di continuare a occuparti degli animali.
«È una visione parziale della vita e delle persone che non mi è mai piaciuta, come ho spiegato rispondendo a chi mi ha rivolto quella critica… e forse ci vorrebbe suddivisi in compartimenti stagni.»
So che ami molto il confronto e che pubblichi regolarmente anche i commenti critici.
«Assolutamente sì. Credo che il dialogo e il confronto siano alla base del vivere civile. Perciò sono felice quando posso ospitare anche idee diverse dalle mie e poter avere e dare una visione il più completa possibile. Farsi sentire e valere in un momento in cui la libertà individuale, anche quella di espressione, viene contenuta, è fondamentale. È importante continuare a dialogare, esprimere liberamente le proprie idee e, se serve, il proprio dissenso.“Dissenso” era il titolo del giornale su cui scrivevo da giovane, che voleva introdurre un punto di vista diverso da quello imperante. Perché non bisogna mai rinunciare a vedere la realtà da tutte le sue angolazioni, in tutte le sue sfumature.Chi smette di farlo ha smesso di vivere.»
Concludo, Diana, ricordando ai lettori che come per tutti i tuoi libri anche il ricavato di Antivirus è devoluto al Fondo Amici di Paco a favore degli animali senza famiglia.
«Sì. E dato che la crisi determinata dalla pandemia ha causato una fortissima riduzione delle donazioni, ho deciso di destinare i miei diritti in sostegno alla Campagna Antiparassiti con cui da diciotto anni doniamo i prodotti antiparassitari per i cani e i gatti ospiti dei rifugi.»
Va ricordato che sei la promotrice e l’organizzatrice di questa importante e complessa iniziativa del Fondo Amici di Paco, di cui beneficiano decine di rifugi in tutta Italia e migliaia di cani e di gatti in attesa di adozione.
«Sì, è l’attività caratterizzante del Fondo Amici di Paco: un lavoro complesso ma di grande soddisfazione.»
Diana, hai voluto presentare oggi ufficialmente il tuo libro. Il 29 maggio è una data particolare per te.
«Sarebbe il compleanno di mia mamma, che ci ha lasciati due anni fa. Ogni volta l’uscita di un mio libro era un momento di gioia e condivisione con lei e con il papà che, insieme a mio marito, erano i miei più grandi sostenitori. Sono stati i miei genitori a trasmettermi l’amore per gli animali e per la scrittura. La mamma anche la passione per la politica e lo spirito di ribellione a qualunque imposizione. Uscire oggi con il mio ventunesimo libro è un regalo che spero la raggiunga dov’è.»
Paola Cerini