Dal 19 al 21 agosto, presso il Circolo Canottieri Solvay di Rosignano, la Vaurien Wooden Experience, la festa della deriva che “non vale niente” non è stato solo un grande successo di partecipazione ma anche un momento di confronto sui valori della vela.
Il Vaurien e lo “Spirito del Vaurien” hanno colpito ancora. La meravigliosa e superspartana deriva disegnata da Jean-Jacques Herbulot nel 1951 – il leggendario architetto navale che ha democratizzato la nautica da diporto con le sue barche (oltre al Vaurien, subito adottato dai Glénans, il Corsaire, il Mousquetaire, il Caravelle) -, il “Mascalzone” arrivato in Italia giusto 60 anni fa, è stato protagonista di una tre giorni piena di storia, vela, personaggi, che rilancia verso il futuro questa barca, su cui hanno iniziato migliaia e migliaia di velisti e che, arrivata a quasi 37.000 esemplari, continua ad affascinare per la sua purezza ed essenzialità.
Le due regate: Regata Costiera e Vaurien Wooden Regatta.
31 meravigliose barche storiche sono state le protagoniste della Vaurien Wooden Experience, l’evento celebrativo dei 60 anni del Vaurien in Italia, accolto dal Circolo Canottieri Solvay, storica base del Vaurien e sostenuto dalla società Solvay, un’istituzione a Rosignano e sponsor attento laddove si parla di relazioni, creazione di valore, condivisione.
Ventuno di queste barche sono scese in acqua per la regata costiera del sabato e per la regata sulle boe della domenica. Uno spettacolo unico con alcune barche degli anni Sessanta con il piano velico Classico, l’albero e il boma in legno e le vele in cotone. Bellissimo lo spettacolo della regata costiera: dopo due giorni di temporale, un bel vento di Ponente e un onda lunghissima, con un mare colorato di verde e azzurro ha accompagnato le barche su un percorso da Rosignano a Castiglioncello, sulla rotta del leggendario primo varo il 6 gennaio 1962, quando Luciano Gavazzi, l’immenso maestro d’ascia di Castiglioncello che lo costruì, e l’Ingegner Migone, che mantenne i contatti con Herbulot, misero in acqua il primo esemplare, già evolutosi rispetto alla barca iniziale che aveva gli scalmi e nessuna riserva di galleggiamento.
In acqua c’erano grandi velisti come Marco Faccenda e Marcello Miliardi – recenti Campioni del Mondo Vaurien, timoniere e prodiere, 67 e 19 anni rispettivamente – ma questa volta al timone di due barche diverse, oppure Marco Cerri, anche lui Campione del Mondo, con suo figlio Olmo al timone, talentuoso vaurienista, Campione anche con gli Optimist, ma che oggi fa il fisico negli Stati Uniti. E poi equipaggi giovanissimi come i ragazzi quindicenni della Scuola Vela del Circolo, Anna Giannoni e Gabriele Bellino, o le due girls Giorgia Sironi e Anna Fossati, 35 anni in due, una celtica lagheè del Lario e l’altra etrusca di Donoratico, entrambe con esperienze su altre classi, ma unite dalla passione per il Vaurien.
La diretta delle regate è visibile in streaming sul canal youtube della Classe.
Le Barche: Telefafà, Veronica, Mare e le altre.
Il Vaurien ebbe subito un successo straordinario e già nel 1966 si svolgeva ad Orbetello il Campionato del Mondo, vinto dai fratelli Fabio e Fabrizio Gavazzi, nipoti dello zio Luciano, con Telefafà, in bella mostra alla 3 giorni di Rosignano, accanto a Mare, la barca con cui Marco Faccenda e Marce Cerri vinsero due campionati del Mondo negli anni Ottanta; era presente anche la velocissima Rio delle Acacie, la barca in vetroresina con cui Faccenda ha vinto il suo ottavo Mondiale un mese fa a Vigo, in Spagna, completamente rinnovata nei materiali, nel piano velico con la vela square top ma sempre con lo spirito iniziale: estrema semplicità, essenzialità, che, per esempio, significa non più di 13 bozzelli a bordo.
Veronica è invece la barca in legno degli anni Ottanta, che è stata anche sulla copertina di Vogue, premiata come barca più bella o l’incredibile Louis XIV, il Vaurien francese con un intarsio nobiliare sulla coperta a prua, premiata come barca meglio restaurata, oppure Vau!, la barca totalmente autocostruita da papà e figlio Franchini (oggi Roberto è presidente dell’AS Vaurien Italia) e poi tutte le altre: Tappona, Puer, Sednaa, SenzaFuria, Star Wars, Piranha e tante altre, compreso un Vaurien degli anni 50, restaurato da un antiquario comasco in modo straordinario, con il mogano riportato allo splendore bruno di un tempo e le luccicanti viti in ottone messe e nudo. Tutte le 31 barche sono state registrate nel Registro Nazionale dei Vaurien in Legno e saranno “Barche Benemerite”, patrimonio della vela italiana. L’AS Vaurien continuerà comunque a censire e classificare i Vaurien in legno presenti sul territorio; decine di altre barche in legno, naviganti o addormentate nei garage, sono tutte da “proteggere” e riportare in acqua.
Gli incontri: lo Spirito del Vaurien, benefica iniezione di valori nella vela di oggi.
La storia del Vaurien italiano è stata narrata nell’incontro “Viva il Vaurien!” di venerdì 19. Dal leggendario primo varo nell’Italia del boom economico, del Sorpasso e della Dolce Vita, con tutto il carteggio tra Migone e Herbulot, le difficoltà, le prime onde… e poi i fratelli Gavazzi, Campioni del Mondo, testimoni di una vela che inizia a diventare sport popolare, insieme ad altri sport dell’Italia del periodo, come il tennis di Pietrangeli, il basket, l’atletica di Berruti; insomma, ai Campionati italiani Vaurien del 1975, ci saranno 114 barche! A completare il quadro, Franco Pivoli e Beppe Franzoni, istruttori della prima ora a Caprera e poi diventati il primo olimpionico Tornado e l’altro giornalista e scrittore di cose di vela, hanno raccontato l’epopea dei leggendari Vaurien rossi, dipinti di quel colore così li si poteva vedere con facilità quando andavano a scuffiare o a scogli, rimasti nel cuore di tutti i caprerini, e perfettamente coerenti con lo spirito di Caprera e del grande Guido Colnaghi: la vela come scuola di vita che rimette al centro l’essenziale e la semplicità. La vela come terapia e il Vaurien come compagno di vita è la storia di Lalla Facco e della sua Sednaa, raccontata nel suo libro “Appunti per Sednaa”. E mentre la vela italiana passa da Azzurra a Luna Rossa, alle medaglie olimpiche della Sensini e di Tita-Banti sui Nacra, Andrea Porro, storico vaurienista con base a Bracciano, ha raccontato l’evolversi della deriva che “vaut rien” – vale niente -, perché una barca essenziale e anche una barca che cambia, muta, si adegua ai tempi: dall’introduzione dello Spinnaker negli anni ’70, alla vetroresina, al nuovo piano velico, per rimanere sempre vicino a chi vuole andare a vela, insegnare, condividere sapienza velica, lui però sempre fedele a Piranha, la sua barca in legno.
La serata di sabato “Vela, passione condivisa” ha visto la partecipazione di personaggi di primissimo piano, tutti amici della Classe, e ha voluto mettere a confronto punti di vista molto diversi sullo “Spirito del Vaurien” fatto di passione, passione pura per la vela, inclusione e condivisione, tra persone, di conoscenze, di emozione e infine essenzialità, semplicità velica. Presenti sul palco Marco Faccenda, Olmo Cerri e Vincenzo Sorrentino, vaurienista appassionato ma anche allenatore olimpico 49er, e in collegamento Niccolò Bertola, due volte Campione Mondiale Vaurien ma campione anche su altre classi, come 470 e Melges 24, Ettore Botticini, tra le altre cose team manager di Young Azzurra, Marco Iazzetta, anche lui appassionato vaurienista ma anche istruttore federale e CEO di Trac-Trac e, infine, la Campionessa olimpica Nacra 17 a Tokyo, Caterina Banti. Tutti hanno riconosciuto che la “mission” della Classe, l’aria che si respira, la passione condivisa, dentro la Classe Vaurien, andando in Vaurien, rimane una testimonianza valida per chiunque vada a vela oggi. Quanto sia importante il valore fondamentale della condivisione, condividere informazioni, sapienza nautica, stare insieme, imparare andare per mare insieme, imparare ad aiutarsi. E anche la semplicità che sembra essere un concetto lontanissimo dallo stress delle classi olimpiche, come hanno ricordato Vincenzo Sorrentino e Caterina Banti, resta un valore se diventa “purezza” e dunque focalizzazione all’obiettivo senza sovrastrutture. Il Vaurien, barchino micidiale, ti lascia navigare libero se vuoi e ti consente di stressare i tuoi skill, se vuoi; insomma, la vela allo stato puro.
La diretta degli Incontri è visibile in streaming sul canal youtube della Classe.
“L’entusiasmo dei partecipanti, delle autorità, degli ospiti importanti e di tutti quelli che hanno contribuito all’organizzazione di questo splendido evento – dice Roberto Franchini, Presidente dell’AS Vaurien – è il chiaro segnale che la classe Vaurien si sta muovendo nella direzione giusta: costruire eventi velici adatti a tutti i tipi di equipaggi, dai professionisti agli amatori alle famiglie, basato sulla semplicità e genuinità, che unisce il piacere di regatare a quello di festeggiare insieme a terra, approfondendo contemporaneamente tematiche velistiche e, come dire… anche gastronomiche! Eravamo circa 150 persone alla cena ufficiale di sabato, con un entusiasmo contagioso. Perché in fondo ogni vaurienista è un po’ un ‘apostolo della vela’ che fa proselitismo per il nostro sport, senza polemizzare con le altre classi, ma in modo inclusivo, condiviso, con passione e focalizzandoci sul piacere di stare insieme, stare in mare, fare vela, che poi è quello che hanno riconosciuto anche i grandi velisti e campioni che sono stati con noi. La nostra Classe e la nostra meravigliosa deriva sono più vive che mai e continuano ad essere protagonisti nei circoli, per imparare a bordeggiare, ma anche regatare allo spasimo in modo sano, per accogliere e rilanciare la voglia di andare a vela. E in questo tutti i vaurienisti sono una risorsa e possono contribuire a diffondere cultura velica. Grazie davvero a tutti per l’impegno e l’entusiasmo nell’aver deciso di essere protagonisti a vario titolo a questo evento!”
I prossimi appuntamenti per la Classe, dunque, sono il vicinissimo Campionato Italiano all’Isola d’Elba, dal 2 al 4 settembre, a Rio Marina; tappa inedita, per scoprire nuovi campi di regata e nuove emozioni, in vista del Campionato del Mondo del 2025 che si terrà in Italia. Vive le Vaurien!