Ci vuole un paese…

Sto scrivendo su un aereo che mi riporta negli Stati Uniti in un breve momento di tranquillità. Sto portando mia figlia Harriet a stare con la nonna nel Wisconsin mentre sua madre, Sally, è in Francia con la squadra di vela degli Stati Uniti ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 e io torno a Barcellona per l’America’s Cup. È proprio vero il detto che ci vuole un paese per crescere un bambino, non solo la famiglia, ma anche gli estranei… Non ringrazierò mai abbastanza i compagni di viaggio che mi hanno aiutato a intrattenere la mia bimba di due anni mentre eravamo in ritardo di sei ore all’aeroporto di Atlanta!

Sono stati mesi davvero intensi, con molti viaggi, tante ore di lavoro, lezioni, errori, tempo lontano dalla mia famiglia, ma… per ora è stato un anno incredibile!

Una breve settimana a casa e poi di nuovo con American Magic, prima di partire per Saint-Pierre et Miquelon, a sud di Terranova, per imbarcarmi su UpWind by MerConcept per la regata transatlantica La Route des Terre-Neuvas sull’Ocean Fifty. È una nuova rotta e sono davvero entusiasta di tornare con il team UpWind e di navigare in mare aperto con Anne-Claire Le Berre ed Elodie Mettraux. Il team tecnico ha fatto un lavoro straordinario per preparare la barca e non vedo l’ora di rivederli tutti tra poche settimane.

Per me è decisamente difficile gestire tante cose allo stesso tempo. Sono lo skipper di UpWind by MerConcept e faccio parte del team femminile di Coppa America per il NYYC American Magic Team. Due ruoli importanti. E tutto questo deve essere gestito in parallelo con il tempo dedicato alla famiglia, agli impegni da speaker e agli eventi in persona. È impegnativo, ma mi piace molto farlo e sono consapevole che questa è una stagione particolare e unica, con molti eventi che si verificano nello stesso momento.

 © NYYC American Magic

Lo stesso gioco, ma diverso…

Mi piace utilizzare ciò che sto imparando con UpWind sull’Ocean Fifty nell’America’s Cup con l’AC40, e viceversa. È interessante come le regate siano tutte uguali, ma le specificità di ogni barca siano così diverse.

L’AC40 è un monoscafo foiling ad alte prestazioni con quattro persone di equipaggio e noi siamo sedute in quella che sembra la cabina di pilotaggio di un aereo. Non ci scambiamo di bordo quando viriamo o strambiamo ed è davvero difficile per una parte vedere cosa sta facendo l’altra, quindi la comunicazione è fondamentale.

L’Ocean Fifty, invece, è in un certo senso più “tradizionale”, per quanto anch’esso sia dotato di foil: ci si muove sulla barca, si bordeggia, si regola, si timona con la barra. La vela è in sostanza un unico sport, ma al suo interno ci sono tante barche, classi e stili di regata diversi e ognuno ha le sue specificità. Però è uno sport in cui è possibile applicare le conoscenze apprese in una classe a un’altra e continuare a crescere e a imparare.

Ancora oggi utilizzo le competenze apprese nelle classi olimpiche sull’Ocean Fifty, sull’AC40, in realtà sempre e comunque!

© NYYC American Magic  

Team eterogeneo uguale pensiero eterogeneo

Trovo che far parte di grandi squadre sia davvero entusiasmante, perché si può imparare da tante persone diverse che provengono da contesti differenti. Questo è uno dei motivi per cui è così importante per me portare nel nostro sport persone provenienti da contesti e ambienti diversi. Molte abilità sono intercambiabili dalla “strada” all’“acqua” e una squadra eterogenea equivale a un pensiero eterogeneo.


La diversità è un vantaggio competitivo. Abbracciare la diversità, sia essa sotto forma di persone, prospettive o strategie, aumenta il nostro potenziale di successo dentro e fuori dal campo.

Adattarsi alle differenze

Essere adattabili è un’ esigenza nella vela, nello sport e nella vita in generale. E come donna, come persona che non rientra nella “norma” di come appaiono, pensano, si comportano e vivono in generale i velisti professionisti, ho dovuto adattarmi per inserirmi. Ma per crescere come individui, come team, come sport, dobbiamo accettare la differenza e la diversità, permettendo a tutti di sentirsi a proprio agio. Questo è esattamente il tema di un progetto a cui sto lavorando con 11th Hour Racing e che annuncerò a settembre. Non vedo l’ora di condividerlo con voi!

Francesca Clapcich e Giulia Conti sul 49erFX nel 2015  © Neuza Pereira

Febbre Olimpica

E nel mezzo di questo folle mix della vita, ci sono le Olimpiadi che sono iniziate questo fine settimana. So cosa si prova a competere per il proprio paese ed è un’esperienza incredibilmente speciale. Ho partecipato sia ai Giochi Olimpici di Londra che a quelli di Rio e ricordo bene l’emozione. Auguro a tutti gli atleti la migliore fortuna e soprattutto dico loro di godersi l’evento: è davvero unico e merita di essere vissuto e amato al massimo!

Andiamo!

Francesca ‘Frankie’ Clapcich

(lei/lei)

Prossime regate…

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